TRA LE PROMOTRICI DI UNA PETIZIONE ON LINE CHE CONTA BEN 300MILA FIRME.
La campagna «pro-vax» di una mamma di Airuno. «Lo devo ai bambini come mia figlia»
AIRUNO – «Mi spendo per sensibilizzare le persone sull’importanza dei vaccini. Lo devo ai ragazzi che, come mia figlia, sono affetti da una rara patologia che li espone costantemente a pericoli molto seri».
Rosy Farinelli abita ad Airuno insieme al marito Franco Riva, consigliere comunale ed ex presidente della Pro loco del paese. E’ mamma di Chiara, 14 anni, che dalla nascita convive con l’atresia delle vie biliari, una malattia di origine ignota che nella stragrande maggioranza dei casi viene affrontata con il trapianto di fegato sin dai primissimi anni di vita. Chiara ha avuto la fortuna di trovare medici meticolosi, al San Gerardo di Monza, che hanno subito individuato la sua patologia e iniziando a curarla già dai primi vagiti le hanno permesso di sottoporsi alle vaccinazioni e di vivere oggi una esistenza «normale». Non è così invece per i bambini costretti al trapianto e a una vita da immunodepressi.
«Noi famiglie di bambini e ragazzi affetti da questa patologia rara siamo in costante contatto, i social network ci hanno poi avvicinati ancora di più e personalmente sono tra le amministratrici di un gruppo Facebook in cui ci scambiamo informazioni ed esperienze – racconta Rosy Farinelli – Sono creature fragili: soprattutto quelle che hanno subito il trapianto di fegato, perché non possono essere sottoposti a nessuna vaccinazione, e la loro vita è costantemente appesa a un filo».
L’impegno di Rosy Farinelli nel sensibilizzare le persone sulla rara malattia epatica di sua figlia l’ha portata a diventare una delle principali promotrici della petizione on line che ha quasi raggiunto le 300mila firme contro gli emendamenti al decreto Lorenzin, che come noto ha portato a dodici le vaccinazioni obbligatorie e imposto la certificazione delle stesse come condizione indispensabile per l’iscrizione alle scuole dell’infanzia. «Il fatto che il Governo spinga verso l’autocertificazione non ci lascia tranquilli – ha affermato la mamma di Airuno. – Si vuole veramente giocare con la pelle dei nostri bambini? Noi non ci stiamo. Le persone sane non conoscono le patologie del fegato dei nostri figli, non conoscono le battaglie che siamo chiamati a combattere, è una faticosa scalata di una montagna. I nostri bambini, tutti i bambini, a nostro avviso hanno diritto a una protezione che un’autocertificazione non offre, perché non esiste nessuna garanzia di controllo, perché non è previsto un termine certo e a scuola si può entrare anche senza, perché le conseguenze di un abuso di questo strumento non sarebbero limitate a chi lo commette e ricadrebbero sugli altri, proprio sui più fragili».
Rosy Farinelli non è in cerca di uno scontro con le famiglie «free vax», ma intende portare la propria esperienza di genitore come esempio dei potenziali rischi a cui possono andare incontro alcune persone affette da particolari patologie. «Non cerchiamo pietà o compassione, non è di questo che i nostri bambini hanno bisogno – sostiene la donna. – Meritano semplicemente una vita normale, fatta di corse nei prati con i compagni di scuola, di abbracci senza paura e di risate con gli amici: un’autocertificazione può assicurargli tutto questo? Per questo ci battiamo, per tutti quelli che hanno diritto di vivere in un ambiente protetto, diritto che lo Stato ha il dovere di garantire. Non ci interessano le scelte politiche o le strategie che hanno portato alla scelta della sola autocertificazione: noi pretendiamo la tutela dei bambini e il rispetto della loro condizione. Solo questo».
Matteo Scerri