Storia di M. piccolo genio che studia gli animali

13 febbraio 2021

 

di VALENTINO SGARAMELLA

L’impegno dopo un trapianto di fegato e una diagnosi di autismo.

 

Ci sono storie che, proprio in tempo di pandemia, sono simbolo di una possibile rinascita.
C’è un bambino ad Altamura che ad appena 12 anni, è come se avesse vissuto due vite. Dapprima un trapianto di fegato all’ospedale Bambin Gesù di Roma a seguito di una grave malformazione congenita rara. Lotta per sopravvivere il piccolo M. ed è da pochi mesi al mondo. Ha due genitori coraggiosi, il padre che è un ufficiale dell’esercito, la madre insegnante. E poi, certe coincidenze con la vita di padre Pio da Pietrelcina di cui la famiglia è devota. Sopravvissuto al trapianto, si scopre una sindrome autistica, ma i medici comunicano ai genitori che quel bambino ha un autismo con un particolare: un’intelligenza superiore alla media.

Procediamo con ordine, dunque. M. nasce il 22 aprile 2008. I genitori si accorgono dei primi segni il giorno del battesimo, il 13 giugno 2008. Due giorni dopo, sono all’ospedale Bambin Gesù per decidere sul da farsi. La diagnosi non lascia spazio a equivoci: atresia delle vie biliari. In parole povere, la bile non riesce a giungere nell’intestino, risale al fegato divorandolo, rendendolo cirrotico, duro come pietra. Presto, non c’è tempo. Nel giro di una settimana viene sottoposto a un intervento chirurgico. Siamo a luglio 2008. Non riesce a risolvere il problema.

Bisogna effettuare un trapianto di fegato, pensando alle liste d’attesa. «Entra in lista trapianti, il 23 settembre 2008 – dice il padre – la data coincide con la morte di padre Pio». Eseguono il trapianto il 22 gennaio 2009 grazie a un’equipe guidata da un luminare, Jean De Ville. L’intervento dura 9 ore. «Poi ho scoperto che il 22 gennaio coincideva con il giorno della vestizione di padre Pio. La nuova vita di Francesco Forgione come sacerdote coincideva con la rinascita di nostro figlio. Erano trascorsi, guarda caso, 9 mesi dall’insorgere dei sintomi. Mio figlio era stato come partorito una seconda volta». Sopravvive.

Si pensa che il calvario sia finalmente concluso. M. ha una sindrome autistica ad alto funzionamento. A un certo punto, si scopre l’elevato grado di intelligenza. «Lui è bravissimo in particolar modo in matematica ma soprattutto nelle scienze. Ha una cultura enciclopedica sugli animali e ha una memoria incredibile, ricorda non solo i nomi di animali rari, ma tutte le loro caratteristiche. Alle visite allo zoo e all’acquario interloquisce con le guide tranquillamente». M. è un bambino socievole e molto affettuoso.

«Questa passione per gli animali è sorta all’improvviso – dice – mi sono sempre piaciuti gli animali però non così tanto come oggi. Sono attratto da alcune capacità che gli animali possiedono e che l’uomo non può avere. Ad esempio, le capacità mimetiche del polpo, il ratto-talpa ha un’immunità contro il cancro». M. studia su tutto quanto gli capiti sottomano. Inutile dire che il suo voto in scienze è dieci. «Ho preso 10 anche in inglese – sottolinea – e ho voti alti in ogni materia». Sul suo futuro le idee sono chiare: «Voglio fare lo zoologo e il paleontologo». Alla fine si congeda con «Ciao, ti abbraccio anche io». Il padre aggiunge: «Ha abbracciato il telefono».

Milena Oliviero è la sua docente di sostegno alla scuola media di Altamura. M. frequentava le lezioni in presenza fino a marzo dello scorso anno. Il lockdown ha consigliato di tenere in casa il bambino perché, per via del trapianto subito, parliamo di un bambino più a rischio. Ha incontrato un’insegnante che gli si dedica totalmente.
«Ogni giorno realizzo un collegamento da remoto, la cosiddetta didattica a distanza. M. è un autistico ad alto funzionamento, appartiene alla categoria di autistici con intelligenza superiore e capacità mnemoniche altissime. Conosce a memoria decine di specie di animali e piante che nessuno conosce. É un fenomeno, un bambino speciale».

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