Porto Torres. Anche l’associazione AMEI schierata con i genitori dei piccoli più fragili.
10 marzo 2021
Mariangela Pale
L’appello della famiglia di un bambino di due anni e mezzo trapiantato.
Dentro una campana di vetro, lontano dal rischio di contrarre il virus, ma anche dal mondo esterno. Mattia (nome di fantasia) ad appena due anni e mezzo deve combattere contro il pericolo del contagio Covid e con altri ostacoli che il destino gli ha piazzato davanti. Trapiantato a soli sette mesi di vita per colpa di una malattia rara, l’atresia delle vie biliari, vive il dramma dei bambini fragili, quelli esclusi dal piano vaccinale che non prevede cure per soggetti con particolari patologie al di sotto dei 16 anni.
«Vaccinate noi familiari per proteggere loro», è l’appello alle istituzioni di papà Alberto e mamma Eleonora: il Ministero e la Regione devono predisporre la priorità vaccinale per chi si prende cura di loro»
Il mondo di Mattia
I farmaci salvavita sono per lui un impegno quotidiano per evitare un pericoloso rigetto. «La sua condizione di immunodepresso lo rende particolarmente vulnerabile e ne limita l’interazione con l’ambiente esterno – spiega il padre Alberto – quindi niente asilo nido, contatti con gli altri bambini quasi annullati o limitati a condizioni di massima sicurezza e contatti possibilmente solo con i familiari stretti. Il suo mondo è quello dei genitori e dei suoi due fratelli, oltre alla baby sitter».
Alberto, che proprio ieri ha ricevuto la prima dose del vaccino nell’Università di Sassari dove lavora, non chiede che la sua famiglia passi davanti a nessuno «ma di considerare come una categoria prioritaria i familiari dei bambini vulnerabili soltanto per restituire più sicurezza alle famiglie, alle prese con la situazione emergenziale del Covid che ha quadruplicato le nostre paure».
L’associazione
In rappresentanza di tanti altri genitori di bambini trapiantati c’è pure l’AMEI – Associazione Malattie Epatiche Infantili-. altre famiglie, invece, si stanno adoperando con iniziative personali per portare avanti la stessa causa.
«Ma chi ha il potere di decidere e di risolvere questa situazione ancora non l’ha fatto», sostiene Alberto: «Che non si illudano questi signori, siamo disposti a tutto per salvare i nostri guerrieri».