20 marzo 2022
Agrigento, Gioacchino ha donato il fegato al figlio: “Festeggio la rinascita con tutti i papà”
di Giusi Spica
Ieri mattina Gioacchino si è svegliato con l’abbraccio del suo bambino, ansioso di fargli gli auguri per la festa del papà. La seconda insieme. Fino a qualche mese fa non era scontato che accadesse. Perché Alessio, due anni, è nato con una rara malattia che colpisce un neonato su diecimila. Se oggi sta bene, lo deve soprattutto a suo padre che gli ha donato una parte del fegato per il trapianto che gli ha ridato la speranza di vita. “Ma il regalo più bello – dice Gioacchino – me lo fa lui ogni giorno quando mi chiama papà, mi stringe, gioca con me”.
Quando hanno scoperto che era affetto da una malattia rara, il piccolo aveva solo due mesi. Era la fine del 2019, Gioacchino e Stella, originari di Canicattì, erano andati dal pediatra per un ittero prolungato del bambino che li ha insospettiti. Sono iniziati i controlli e le analisi negli ospedali. Poi la diagnosi all’Ismett di Palermo: atresia delle vie biliari. Fino a qualche decennio fa i bambini morivano per questa patologia, adesso c’è un intervento (il Kasai) che permette di andare avanti con il proprio fegato, ma il 30-40 per cento dei bambini ha comunque bisogno di un trapianto.
Gioacchino e Stella affidano Alessio al professore Jean de Ville de Goyet, direttore del Dipartimento di pediatria per la cura e lo studio delle patologie addominali e dei trapianti addominali dell’Ismett. È uno dei massimi esperti nel mondo e da quando è a Palermo ha attirato famiglie da tutta Europa, anche dai paesi scandinavi. Ha eseguito più di 500 trapianti su bambini e più di 150 da donatore vivente, con una curva di sopravvivenza pari al 95 per cento che raggiunge il 100 per cento nel caso dei bimbi trapiantati grazie ad una donazione da vivente. Un tipo di operazione che in Italia eseguono solo il Bambino Gesù a Roma e appunto Ismett a Palermo.
Tra gli ultimi interventi proprio quello di Alessio e del papà Gioacchino, che racconta: “Eravamo in piena pandemia, fare visite ed esami era difficilissimo. Il primo intervento per ricostruire le vie biliari non è stato risolutivo. E così il professore ci ha messo davanti a un bivio: metterci in lista d’attesa per il trapianto da donatore deceduto o fare le analisi per capire se io o mia moglie fossimo compatibili per la donazione da vivente. Non ci ho pensato due volte, mi sono offerto. L’attesa è stata difficile, avevo paura di non poter aiutare mio figlio. Ma alla fine sono risultato compatibile”.
La mattina del 31 luglio 2020 Gioacchino è entrato in sala operatoria per il prelievo del fegato. Qualche ora dopo anche Alessio, che aveva appena otto mesi di vita, lo ha seguito per ricevere l’organo. Sono usciti entrambi di sera. Una settimana dopo erano già a casa. E ieri, nel giorno in cui si festeggiavano tutti i papà, Gioacchino vuole ringraziare lo staff dell’Ismett: “Se posso passare questo giorno con mio figlio, è merito del professore De Ville e di tutti i medici e gli infermieri che si sono presi cura di noi”.