Dal trapianto di fegato la nuova vita per Robert

 


24 dicembre 2020

 

La corsa contro il tempo
Dalla Moldavia al centro di eccellenza dell’ospedale Papa Giovanni.
Il papà: «Natale è un’occasione per dire grazie»

 

«Sono un bambino trapiantato e grazie a questo dono ho una nuova vita. Spero che presto anche il mondo inizierà a vivere un’altra vita». Robert ha 4 anni e viene dalla Moldavia. Come accade a volte ai bambini nei suoi pensieri custodisce semi di poesia, e così nella sua letterina di Natale si sente risuonare quel famoso verso di Neruda: «È per rinascere che siamo nati, ogni giorno».

A casa sua, nella sua stanza, ci sono ruspe e automobiline, ma più di tutto gli piace far correre sulla pista le ambulanze. Non è strano, visto che finora ha dovuto trascorrere molto tempo fra le pareti di un ospedale. «Dalla nascita – racconta il papà – è affetto da atresia delle vie biliari, malattia rara del fegato». La diagnosi è arrivata quando aveva due mesi, e subito dopo suo papà, infermiere in servizio sulle ambulanze, si è messo in aspettativa. Con la mamma Mihaela ha accompagnato il figlio in Russia perché fosse sottoposto all’intervento di Kasai: «Avrebbe dovuto aiutarlo a rimandare il trapianto, purtroppo però non ha avuto l’esito sperato, e poco dopo il fegato di Robert ha sviluppato una cirrosi epatica. Abbiamo capito che per salvargli la vita non c’era tempo da perdere.

Grazie a una nostra conoscente siamo riusciti a portarlo in Italia, a Firenze». Da lì sono stati indirizzati all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, centro di eccellenza per i trapianti pediatrici: «Prima, però, abbiamo dovuto chiedere il permesso di soggiorno, seguendo le indicazioni preziose di Simona Lorenzi, assistente sociale dell’ospedale. Ci sono voluti tre mesi di attesa, con il fiato sospeso. Quando è stato messo in lista per il trapianto Robert aveva 13 mesi, ma le sue condizioni erano così gravi che è stato messo al primo posto e due giorni dopo il nostro arrivo in città è stato sottoposto all’intervento».

Ci sono state tante complicazioni, così Robert e Mihaela hanno dovuto trascorrere più di un anno in ospedale: non ce l’avrebbero fatta senza l’appoggio costante dell’Associazione amici della pediatria, che ha accompagnato Robert nel gioco e nelle prime tappe di crescita, e ha trovato un punto d’appoggio per la sua famiglia prima a Casa Eleonora e poi alla Casa di Leo.

Ora Ilie lavora come assistente agli anziani in attesa di ottenere il riconoscimento della laurea, a luglio è nato Albert, il fratellino di Robert, e questa sarà una festa lieta, anche se venata di malinconia: «La pandemia ci ha costretto a chiuderci in casa e ci ha impedito di riabbracciare la nostra famiglia in Moldavia. A Bergamo, però, abbiamo trovato una nuova vita e tanti amici, Natale è un’occasione per dire grazie».
Sa. Pe.

Robert con la sua famiglia

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